La strage in diretta
L’informazione è un diritto.
Senza veli, senza mezze misure, senza censure. I social fanno indissolubilmente parte della nostra vita. La curiosità, soprattutto in circostanze drammatiche, si scatena, così come la voglia di essere “spettatori in prima fila”. Limiti, che pur dovrebbero esserci, si affievoliscono, fino a scomparire dietro scritte tipo “i contenuti potrebbero urtare la vostra sensibilità”.
La strage è in diretta, lo sciacallo pronto a riprendere il disastro. Mi chiedo se non siamo, forse, di fronte a una forma di psicopatia, noi con i nostri telefoni, perché di fronte a persone riverse per terra, la prima cosa che pensiamo di fare è attivare la telecamera del telefonino e cominciare a riprendere. Davvero non ci viene in mente che, piuttosto, potremmo tenere la mano ad un ferito, cercare di consolare un pianto o coprire chi giace esanime?
Ma che razza di persone siamo diventate?